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Il Duomo di San Cataldo di Taranto è la più antica cattedrale in Puglia

Sapevi che a Taranto…

esiste la più antica cattedrale della Puglia: è il Duomo di San Cataldo. Tra le principali caratteristiche: gli elementi architettonici di epoche differenti, l’affascinante Cappellone e le otto statue dello scultore Giuseppe Sanmartino (l’autore del celebre Cristo velato): San Francesco d’Assisi, San Filippo Neri, San Domenico, Santa Teresa d’Avila, San Francesco di Paola, Santa Irene, San Giovanni Gualberto, San Giuseppe.

Eseguite nel 1773 le statue del Cappellone di San Cataldo costituiscono la maggiore concentrazione di statue del Sanmartino così da poterlo considerare l’insieme più famoso, importante e completo dello scultore napoletano.

Dove si trova il Duomo di San Cataldo

Nel cuore di Città Vecchia, in via Duomo.

Chi è San Cataldo, il Patrono di Taranto

San Cataldo (Munster, tra 610 e il 620 – Taranto, 8 marzo 685) è stato un monaco cristiano irlandese del VII secolo, giunto in Italia è diventato vescovo di Taranto; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il santo sarebbe giunto a Taranto.

Una leggenda racconta che questa scelta fu per volere divino: durante il soggiorno in Terra Santa, mentre era prostrato sul Santo Sepolcro, gli sarebbe apparso Gesù che gli avrebbe detto di andare a Taranto e di rievangelizzare la città ormai in mano al paganesimo. San Cataldo allora, salpando con una nave greca diretta in Italia, intraprese un lungo viaggio che lo portò a sbarcare nel porto dell’attuale Marina di San Cataldo, località a 11 km da Lecce che porta il suo nome.

Sempre secondo la tradizione, il santo avrebbe lanciato un anello in mare per placare una tempesta e in quel punto del Mar Piccolo si sarebbe formato un citro, cioè una sorgente d’acqua dolce chiamata “Anello di San Cataldo”, tuttora visibile sotto forma di “polla d’acqua dolce”.

Morì a Taranto l’8 marzo del 685 e fu seppellito, come era stata sua volontà, sotto il pavimento del duomo, nella parte orientale allora chiamata san Giovanni in Galilea, in corrispondenza dell’attuale battistero. La tomba, della quale si era perduta la memoria a causa della distruzione di Taranto, compiuta dai Saraceni nel 927, fu ritrovata il 10 maggio 1071, durante i lavori di scavo per la nuova cattedrale voluta dal vescovo Drogone.

Le reliquie furono poste sotto l’altare maggiore del nuovo edificio, per essere poi traslate in una nuova cappella della cattedrale, dove attualmente si trovano.

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